HD CONSULTING

HD Consulting a Verona, è una realtà professionale nata nel 2004 dall’unione sinergica di Dirigenti provenienti da decenni di esperienza in posti di responsabilità in Banche ed in medie Aziende nel nord est. Insieme hanno formato un team in grado di individuare le migliori soluzioni di carattere amministrativo-organizzativo-gestionale e di rapporti finanziari e bancari per ogni tipologia di imprenditori, dal piccolo alla media e grande azienda.

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CHI È HD CONSULTING

HASSAN DABBAGH

Hassan è Consulente Finanziario Indipendente CFI, fondatore di HD Consulting.
Pianificazione e ottimizzazione della Performance Economico Finanziario di PMI.
Docente Senior nominato dalla Regione Veneto per Progetti di Formazione sulle procedure di miglioramento delle politiche Finanziarie e della capacità di accesso al credito.
Laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Verona 1989.
Corso post laurea Presso Jean Moulin Lyon-Francia, oggetto Management Internazionale 1990.
Dottorato honoris-causa in Financial Science dalla Constantinian University Rhode Island- USA 2004.
È stato dirigente / CFO e membro CDA di FLEX TUBI SPA 1992-2003.
Nato 60 anni fa a Beirut-Libano, doppia Cittadinanza ma unica residenza a Verona – ITALIA

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HD CONSULTING

Consulenza di direzione aziendale

Ogni Azienda ha una combinazione di numeri a volte non leggibili, una valutazione del merito creditizio dell’Azienda passa tramite un’analisi, e una riclassificazione per indici dei dati di bilancio per evidenziare i punti di forza e gli interventi necessari a sopportare i punti di debolezza.

HD CONSULTING si propone di guidare l’Azienda attraverso una nuova versione del mercato finanziario ( Basilea 2), e la modalità di utilizzo di fonti di finanziamento fornendo gli strumenti tecnici che riflettono la situazione interna in modalità leggibile.

HD CONSULTING crede nella trasparenza e nell’informare i terzi come spinta verso il continuo miglioramento Aziendale.

BUSINESS PLANNING

L’Analisi Finanziaria / le Performances Aziendali

Quali sono le dimensioni da analizzare

Per avere un primo quadro sullo stato di salute della propria azienda non è necessario calcolare milioni di indici, basta analizzare 5 indicatori fondamentali volti a misurare il grado di:

1.                       Crescita

2.                       Redditività

3.                       Efficienza

4.                       Solidità

5.                       Solvibilità

Se monitorarti costantemente questi indicatori possono costituire dei veri e propri allert per l’imprenditore, che dovrà poi procedere con un’analisi più approfondita per individuarne le cause.

 

Crescita

Il trend del fatturato è il primo indicatore di performance che si deve analizzare per capire l’andamento della propria azienda. Un trend crescente di fatturato è un segnale positivo solo se accompagnato da una buona redditività e da un sicuro incasso.

 

Redditività

 

Il più noto indicatore di redditività è l’EBITDA margin.

Questo indicatore è molto utile sia nei confronti intertemporali per capire se la gestione è migliorata o meno nel tempo che nei confronti tra aziende dello stesso settore e trarne considerazioni interessanti.

 

Efficienza (Liquidità)

Non basta fatturare e conseguire marginalità, ma è necessario trasformare tali marginalità in liquidità.

In situazione di forte espansione dei mercati in cui l’accesso al credito non costituiva una problematica insormontabile, la crescita del fatturato e il mantenimento delle marginalità erano gli unici elementi importanti per misurare le performance di un’azienda.

Oggi in un periodo di stagnazione dei mercati, e in alcuni casi addirittura di recessione, una oculata gestione finanziaria e fondamentale per preservare lo stato di salute dell’azienda. Le marginalità devono essere trasformate in liquidità, e ciò deve essere fatto attraverso l’ottimizzazione della gestione del capitale circolante (CCN).

L’indicatore di riferimento in questo caso è il ciclo del capitale circolante dato dalla somma dei tempi medi di incasso dei crediti (TMI) e tempi medi di giacenza di magazzino delle scorte (TMGM) meno i tempi medi di pagamento dei fornitori (TMP).

Aziende efficienti sono quelle con ciclo del circolante ridotto, in quanto tempi lunghi di incasso e di giacenza in magazzino e tempi brevi di pagamento dei fornitori stanno a significare un assorbimento di liquidità e di conseguenza creazione di fabbisogno finanziario.

Solidità

Il fabbisogno finanziario dell’azienda generato dall’attività corrente e dagli investimenti viene coperto da fonti di finanziamento interne ed esterne la cui composizione incide sullo stato di salute dell’azienda, soprattutto nei periodi di instabilità.

L’indicatore che misura il livello di solidità dell’azienda è il rapporto tra capitale di terzi (D) e capitale proprio (E).

Più elevata è l’incidenza dei debiti finanziari rispetto al capitale proprio più elevato è il livello di rischio dell’azienda in quanto un eccessivo indebitamento rende l’impresa vulnerabile in caso di crisi economica fino ad arrivare in casi estremi al fallimento.

Alla domanda “qual è il rapporto di indebitamento ottimale per l’azienda?” in realtà non esiste una risposta esatta, perché dipende da molteplici fattori tra i quali il settore, il tipo di attività, le strategie aziendali, i tassi d’interesse.

In linea generale valori inferiori a 3 sono sinonimi di azienda sana, occorrerebbe però poi fare ulteriori indagini circa il costo del debito, il cash flow della gestione corrente, la redditività operativa creata dalla gestione (EBITDA).

(case Study) – Aziende in grado d produrre cash flow elevati e margini operativi interessanti possono attenersi anche a livelli di indebitamento più elevati perché hanno comunque la capacità di generare reddito per coprire gli interessi e rimborsare il debito.

Solvibilità

Ultimo elemento fondamentale per monitorare lo stato di salute dell’azienda è il grado di solvibilità, cioè la sua capacità di coprire i debiti finanziari attraverso i flussi di cassa generati dalla propria attività operativa.

Un’elevata capacità dell’impresa di generare flussi di cassa dalla propria attività operativa segnala un’elevata capacità di sostenere importanti livelli di indebitamento (scenario virtuoso). Al contrario flussi di cassa correnti molto ridotti sono sintomo che l’azienda sarà costretta a finanziare i propri investimenti con continue iniezioni di risorse (sia capitale proprio, che capitale di terzi.) e, in caso di ricorso a debiti finanziari, gli interessi inciderebbero in maniera negativa sia sul conto economico che sui flussi di cassa della gestione finanziaria.

Un indicatore utile per valutare la sostenibilità del debito è il Debt Service Coverage Ratio (DSCR) dato dal rapporto tra flussi di cassa della gestione corrente e oneri finanziari più quota capitale del debito da rimborsare.

Lo Stato Patrimoniale ed il Conto Economico Previsionale

Per una pianificazione completa e realistica della nuova attività, oltre all’individuazione degli investimenti da sostenere nel periodo di avviamento ed al reperimento dei fondi necessari, occorre preventivare la profittabilità della propria iniziativa.

BILANCIO PREVISIONALE

È composto da due diversi documenti, quali lo stato patrimoniale preventivo ed il conto economico previsionale

STATO PATRIMONIALE PREVENTIVO

È costituito da un prospetto:

La sezione dell’Attivo o impieghi: comprende tutte le voci inserite nel piano degli investimenti, sia fissi che circolanti ovvero l’elenco dei beni in cui sono state investite le risorse a disposizione per costituire le fondamenta della nuova impresa.

La sezione del Passivo o fonti di finanziamento: in cui si ritrovano tutte le voci inserite nel prospetto delle fonti di copertura, ovvero le fonti di finanziamento da cui attingere per iniziare l’attività. Tali fonti andranno, infatti, a finanziare l’Attivo.

CONTO ECONOMICO PREVISIONALE

È un riepilogo della struttura dei costi e dei ricavi che la nuova impresa produce, o produrrà, in un periodo amministrativo. l’importanza delle stime previsionali che si vanno ad inserire nel conto economico, esse devono essere il piÙ realistiche possibile e motivate.

ANALISI DEL CASH FLOW

I flussi di cassa misurano l’aumento o la diminuzione, in un periodo di tempo stabilito, dell’ammontare di risorse liquide presenti nell’impresa, costituite essenzialmente dai valori di cassa e dai conti bancari.

Costi e ricavi di competenza, pertanto, vanno ad incidere sul risultato di esercizio ma non presentano precise conseguenze sulla cassa.Un’impresa, infatti, può registrare un elevato utile d’esercizio e, al contempo, non avere liquidità sufficiente per pagare i propri fornitori.

Un cash-flow positivo, dove le entrate superano le uscite , è solitamente, un segnale di buona salute finanziaria, tuttavia, non è l’unico da considerare per una corretta valutazione.

un cash-flow negativo, dove le uscite superano le entrate. In questo caso, La persistenza di cash-flow negativi di ammontare elevato è molto rischiosa per qualsiasi attività.

Indicatori del bilancio che le banche valutano

L’obiettivo di ogni azienda è quello di creare valore.
Questo è anche quello che le banche si aspettano dalle aziende.
Tenere sotto controllo alcuni indicatori può fare la differenza tra ricevere o no un nuovo finanziamento, quindi l’imprenditore deve conoscerli molto bene per poter migliorare il proprio rating e, soprattutto, migliorare la gestione.

Ci Vuole: SMART CONSULTING

L’imprenditore, per poter raggiungere i suoi obiettivi, deve avere in mano degli strumenti che lo aiutino nelle scelte; uno di questi è l’analisi di bilancio che permette di avere informazioni riguardo l’equilibrio reddituale, patrimoniale e finanziario.

Il bilancio è infatti il documento, interpretarlo correttamente è indispensabile sia per i soggetti interni all’azienda che per quelli esterni.

Per i soggetti interni, il proprio bilancio, è un utilissimo strumento di controllo della gestione, fondamentale per capire l’impatto delle scelte strategiche ed inoltre, mettendolo a confronto con quello di altre aziende, si può capire in che posizione ci si trova rispetto alla concorrenza.

Per i soggetti esterni invece è un valido aiuto per capire con chi si ha a che fare, i rischi che si corrono intraprendendo quel rapporto; in particolare le banche che si chiedono se sia opportuno o meno concedere credito: le loro scelte sono fatte guardando quanto emerge dai bilanci.


Le banche sono un interlocutore molto importante per le aziende, quindi conoscere quali sono i loro criteri di valutazione può essere un’arma in più per l’imprenditore per far crescere la sua azienda. Vediamo quali sono i 7 indicatori che le banche osservano maggiormente.

#1 DEBT/EQUITY

Questo rapporto indica il grado di equilibrio tra mezzi di terzi e mezzi propri. In questo caso al numeratore troviamo la PFN, quindi il totale dei debiti finanziari al netto delle disponibilità liquide, ed al denominatore il Patrimonio Netto.

Quando il Patrimonio Netto è pari alla PFN l’indicatore assumerà il valore di 1, mentre se si avrà una PFN doppia rispetto al Patrimonio Netto (es. debiti finanziari per 2.000.000€ e patrimonio per 1.000.000€) assumerà il valore di 2.

Non esiste una regola di quanto sia “troppo debito”, va sempre tenuto sotto controllo per evitare di schiacciare l’azienda sotto una mole insostenibile di debiti che oltretutto fanno lievitare gli oneri bancari, non è il caso nostro.

#2 DEBT/EBITDA

Capacità dell’azienda di coprire i debiti mediante il reddito derivante dalla gestione caratteristica. Il rapporto mostra, a grandi linee, entro quanto tempo l’azienda potrà ripagare il debito.
Un rapporto pari a 6, ad esempio, indica che saranno necessari 6 anni per ripagare i debiti finanziari esistenti (attenzione: non comprende gli interessi) e quindi, in generale maggiore è il rapporto, minore è la capacità dell’impresa di ripagare i debiti verso gli istituti di credito.

#3 DEBT SERVICE COVERAGE RATIO – DSCR

Questo indice mostra la capacità dell’impresa di far fronte alle uscite di cassa dovute al rimborso di debiti (quota capitale + interessi) nell’anno. Se è pari a 1 significa che tutto il flusso di cassa operativo è utilizzato per ripagare i debiti contratti e se è inferiore a 1 significa che l’azienda non sarà in grado di far fronte alle uscite finanziarie con il flusso di cassa generato dalla sua gestione operativa, non è il nostro caso.

#4 EBITDA MARGIN

Questo viene calcolato come rapporto tra l’EBITDA ed il fatturato.

Come spesso accade quando si parla di indici è difficile trovare un valore di riferimento adatto a tutte le aziende, perché molto dipende dal settore e dal mercato in cui si trovano e dalle strategie che adottano, ma in generale possiamo dire che l’EBITDA margin dovrebbe essere almeno pari a 10%. Inoltre si deve sempre puntare al miglioramento.

#5 ROI

Il rapporto fra l’EBIT ed il capitale investito netto ed in sostanza mostra a quanto ammonta la redditività operativa degli investimenti aziendali.

Viene utilizzato dalle banche per capire se l’investimento nell’impresa sia conveniente; se è più basso non è un segnale positivo.

#6 CASH TO CASH CYCLE

Per calcolarlo si devono calcolare i tempi delle tre diverse fasi che lo compongono:

DSI
DSO
DPO
DSI sta per Days Sales of Inventories, cioè la durata del magazzino misura quanti giorni le rimanenze restano in magazzino prima di essere utilizzate nel processo produttivo o essere vendute.

Valori di scorte particolarmente elevati inducono preoccupazione in quanto si potrebbe sospettare sull’effettiva consistenza del magazzino.


Per i prodotti finiti i tempi si calcolano come:

Per le materie prime invece:DSO sta per Day Sales outstanding, cioè la durata dei crediti verso clienti misura i giorni che intercorrono in media tra l’emissione della fattura e l’incasso della stessa e misura la qualità del credito che l’impresa concede.
Si calcola come:


DPO sta per Day Payables outstanding cioè la durata dei debiti verso fornitori misura i giorni che intercorrono in media tra l’acquisto dei beni ed il pagamento del debito. Con questo si valuta la regolarità dell’impresa nell’onorare i propri impegni commerciali.

A questo punto per calcolare il Cash to Cash Cycle basterà effettuare questo semplice calcolo: DSI + DSO – DPO.


#7 REGOLARITÀ PAGAMENTI TRIBUTARI
La regolarità fiscale è un segnale importante di salute finanziaria; i debiti tributari sono i primi debiti che non vengono ripagati.

Performing o non Performing

Un solo indicatore finanziario per capire se l’azienda funziona- DSCR

 

L’entrata in vigore del ‘Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza’ originariamente prevista per il 15 agosto 2020, è stata poi prorogata al 1 settembre 2021 a seguito delle evidenti necessità generate dall’emergenza sanitaria COVID-19.

 

 

Un solo indicatore finanziario per sapere se OGGI l’azienda è dentro o fuori dal circuito del credito, in altre parole, Merito del Credito

 

Prima di fare questo dobbiamo però fare un piccolo passo indietro e capire chi abbiamo di fronte.

L’indicatore finanziario che la BCE ha trasferito alle banche per decidere se un cliente è Performing o non Performing.

 

PS: E attenzione non si tratta di un cliente che sconfina, non paga, fa ritardi.

Il cliente può essere Non Performing anche in una situazione che non dà apparentemente segnali perché – l’esperienza oggi ci insegna – che quando arrivano i segnali è troppo tardi!!!

Oggi la prudenza è talmente alta che le banche vogliono fermarsi prima.

 

L’indicatore finanziario che ci aiuta a monitorare e prevenire che il cliente diventi CRITICO è il Debt Service Coverage Ratio.

Sono diverse le formule in circolazione ma questa è quella più semplice é.

 

                                              Ebitda +/- Variazione CCN – Tasse

                        DSCR =         ————————————————

                                              Quote capitale + oneri finanziari

 

 

¨    Al numeratore avremo per il periodo interessato:

EBITDA o MOL, a questo aggiungiamo:

          TOT Variazioni CCN

·      Variazione Rimanenze

·      Variazione Clienti

·      Variazione Fornitori

·      Variazione altri crediti

·      Variazione altri debiti

 

Il Capitale Circolante Netto è un margine di natura patrimoniale costituito dalla differenza tra le Attività Correnti meno le Passività Correnti, in altri termini da (Rimanenze + Liquidità Immediate + Crediti a Breve Termine) meno (Debiti Finanziari + Debiti a Breve Termine).

Per avere la variazione servono 2 intervalli di riferimento (di solito 2 bilanci).

Per capirci:

Se il CCN dal periodo T-1 al periodo T  è cresciuto la differenza assorbe liquidità (segno negativo).

Se il CCN dal periodo T-1 al periodo T si è ridotto la differenza libera liquidità (segno positivo).

 

¨    Il numeratore è un indice di redditività operativa puro dal quale togliamo alla fine le tasse. 

 

¨    Il denominatore definito servizio del debito annuo, (rate mutui) più interessi

 

Dal nostro collega: Il profitto è un’opinione la cassa è un fatto”.

Ecco la regola da stampare nella pietra:

Non puoi non usare una variazione patrimoniale se parli di flussi di cassa.

 

 

E’ talmente usato che la BCE lo ha fatto diventare una regola.

 

La BCE riguardo al Debt Service Coverage Ratio dice che:

 

Da li in su tutto quello che arriva è buono.

Se è sotto questo valore:

·       anche il cliente buono in centrale rischi, che paga tutti e ha sempre fatto così 

diventa Impairment Trigger (futuro e molto possibile credito deteriorato).

 

Allora, la Banca deve RICONSIDERARE IL CLIENTE ANCHE SE STA PAGANDO TUTTO.

 

Con Debt Service Coverage Ratio = 1 il cliente PAGA TUTTO, vero.

Ma non NON BASTA!!

E allora quando questo valore scende a questi livelli al gestore banca si accende una lucetta rossa nel suo pc e deve chiamare il cliente e correre subito in azienda per CAPIRE COSA SUCCEDE.

E se non trova spiegazioni valide (o riserve di liquidità straordinarie in azienda) la regola è quella di ridurre subito il credito.

 

  

Secondo BCE ……

 

se il Debt Service Coverage Ratio è pari a 1 si verificherà presto una difficoltà finanziaria e allora giusto ridurre il credito disponibile.

L’analisi dei principali indici di bilancio

La lettura di tali indici offre, ad un’analista esperto, un quadro immediato sulla salute finanziaria di un’impresa e permette di poter effettuare scelte e valutazioni in merito.
Solitamente la scelta degli indici include:

REDDITTIVITÀ DEL CAPITALE INVESTITO (R.O.I.)

L’obiettivo di questo indice è quello di fornire una misura del grado di efficienza globale della gestione rapportando il reddito operativo al capitale investito.

REDDITTIVITÀ DEL CAPITALE PROPRIO (R.O.E.)

È espressa dal rapporto tra il reddito netto ed il capitale proprio, consente la valutazione di convenienza dell’investimento effettuato dai soci.

REDDITTIVITÀ DELLE VENDITE (R.O.S)

È data dal rapporto tra il reddito proveniente dalla gestione caratteristica (quindi al lordo di oneri finanziari, imposte sul reddito, costi e ricavi straordinari ed oneri e proventi extra-gestione) e le vendite nette.

RAPPORTO DI INDEBITAMENTO

Esprime la relazione che intercorre tra i capitale investito ed i mezzi propri esprime quindi, indirettamente, il peso del capitale preso in prestito.

LIQUIDITÀ

Esprime la capacità di far fronte agli impegni assunti (passività a breve termine) con le attività correnti

CAPITALE CIRCOLANTE NETTO

Esprime l’equilibrio finanziario dell’impresa

CAPITALE CIRCOLANTE OPERATIVO

Esprime l’efficienza finanziaria della gestione operativa

VALORE ATTUALE NETTO (VAN)

Rappresenta la somma dei flussi di cassa attualizzati del progetto

TASSO DI RENDIMENTO INTERNO (TIR)

Rappresenta il tasso di attualizzazione per il quale il VAN del progetto è uguale a zero.

ANALISI FINANZIARIA DEL PROGETTO

Nell’analisi finanziaria del progetto è consigliabile inserire sia il VAN che il TIR, poichè i due indicatori forniscono informazioni complementari e sono entrambi utili per verificare, in corso d’opera, eventuali problemi di programmazione finanziaria.
Un ulteriore criterio finanziario utile per la programmazione di progetti ad alto rischio (quali quelli fortemente innovativi o di spin-off) dove il rientro del capitale iniziale assume un’importanza decisiva è il Payback period o periodo di recupero. Tale metodo, pur non basandosi su tecniche di attualizzazione dei costi e dei benefici, fornisce il numero di anni necessari affinchè i guadagni generati dal progetto permettano di recuperare il capitale inizialmente investito.

European Banking Autority (EBA

Che cosa sono le EBA GUIDANCE ?  EBA è un ente sovranazionale che si occupa di normare l’attività creditizia in Europa.

Hanno emanato delle linee guida sul credito e sul monitoraggio del credito che entrano in vigore dal giugno 2021.

Cosa dicono in estrema sintesi, queste linee guida:

parlano di un monitoraggio della banca nel credito in modalità forward looking, cioè introducono un principio che già era di buon senso, ma viene formalizzato di capacità di guardare al futuro, cioè la banca non può più esimersi da fare analisi prospettiche della propria clientela, sia che la clientela rediga il business plan, sia che non lo faccia, quindi deve essere la banca a provare a proiettare i dati futuri. 

Cos’è questo termine per TRIGGERS? tradotto in italiano, e il grilletto della pistola, cioè quando scatta un qualcosa che fa partire un colpo, Ehi, TRIGGER sono indicatori che la Banca si impone per monitorare la qualità del credito del cliente.

un trigger è lo stesso DSCR, se inferiore a Uno, no, per gli istituti di credito non può essere inferiore al valore, si parla addirittura del 1,25. Perché la banca vuole essere sicura che ci sia un cuscinetto di sicurezza nell’indice.

Altri TRIGGER possono essere, ad esempio un eccesso di debito rispetto al EBITDA misurato dal rapporto posizione finanziaria netta ebitda, PFN/EBITDA. Se questo rapporto supera un numero magico che gira all’interno degli istituti di credito, che è 6, già al cliente in difficoltà, sotto 5 è gradito, e sotto 5 è OK.

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Monitoraggio e gestione attiva dell’ andamentale

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Come leggere e interpretare la Centrale dei Rischi Banca d’Italia

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Creare il ventaglio delle Banche affidante

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Crisi Aziendale – Prevenzione e Valutazione

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Crisi Aziendale – Risanamento, cessione e fallimento

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Legge di Stabilità 2016

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Centrale Rischi Banca d’Italia – 1

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Costi e ricavi – Strategia – Interventi – Turnaround

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